La statua di San Vito

Carissime, carissimi,

in varie occasioni ho spiegato a voce il significato della statua di San Vito presente nella nostra antica chiesa parrocchiale e riprodotta in migliaia di immaginette e cartoline.

Metto ora per iscritto quanto ho imparato anche io da voi e dalla documentazione d’archivio. Commissionata da don Mario Moiola, la statua é stata scolpita da Ivano Maisana (tra l’altro mio coscritto) nell’autunno-inverno del 2009-2010, é stata benedetta dal vescovo Diego Coletti la sera del 15 giugno 2010 e portata in processione per la prima volta il successivo venerdí 18 giugno.

L’opera é stata finanziata dalle famiglie Di Maiolo e Soggia come si legge sulla targa posta sul retro del basamento. La statua é di legno di tiglio e rivestita con mistura di gesso policromato. Le rifiniture sono in oro zecchino. San Vito é raffigurato ancora ragazzo.

Colgo di nuovo l’occasione per ricordare come devono essere soprattutto bambini, ragazzi, adolescenti e le giovani famiglie a continuare il culto del Santo protettore assieme a quello di Modesto e Crescenzia. Il Santo é vestito alla romana e quindi indossa una tunica corta, la cintura ai fianchi, i calzari ai piedi, il mantello di colore rosso per indicare il sangue del suo martirio per testimoniare la Fede. Nella mano destra impugna la croce di palissandro, un legno pregiato brasiliano, che significa la passione di Gesú e sua. La mano sinistra sostiene una foglia di palma che indica il premio riservato a chi ha raggiunto la gloria del Paradiso.

Lo stesso significato ha pure l’aureola in ottone dorato attorno al capo. Ivano ai piedi del Santo ha poi voluto scolpire due particolari curiosi. Un cane ricorda uno dei miracoli attribuito a San Vito. Chiamato in aiuto dagli abitanti di Regalbuto (Sicilia) perché una muta di cani randagi avevano sbranato e ucciso un bambino, il nostro Santo ha ridonato a lui la vita. Sull’esempio di quanto avrebbe poi fatto in seguito San Francesco con un lupo a Gubbio, a me piace di piú pensare a San Vito che ammansisce un cane inferocito. Altro particolare sono i sassi disseminati sulla base.

Possono essere interpretati anche solo come un motivo ornamentale. Trovo però scritto che i pellegrini che si dirigono verso la chiesa di San Vito al Capo Egitarso (Trapani), gettano alle spalle un sasso per indicare che il Santo non si é voltato indietro quando veniva portato al martirio preferendo la morte piuttosto che il sacrificio agli idoli pagani. Mi piace anche ricordare che i pellegrini ebrei, giunti in vista del tempio di Gerusalemme, gettavano a terra dei sassi che si erano portati da casa per indicare la liberazione dal peso del peccato e delle difficoltá della vita.

Del resto anche noi usiamo l’espressione “ho un peso sullo stomaco” quando siamo preoccupati e diciamo “mi sono tolto un peso” quando si sentiamo piú risollevati. Come vedete, anche un semplice statua, diventa catechesi.

Grazie ancora a chi l’ha ideata, scolpita, finanziata.

don Alfonso Rossi